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161ª INDAGINE CONGIUNTURALE DI FEDERMECCANICA

 Nel quarto trimestre rallenta la crescita. Prospettive incerte per il 2022  

Sono stati diffusi oggi i risultati della 161ª edizione dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica.

Nel 2021 la produzione metalmeccanica è cresciuta del 15,9% rispetto all’anno precedente, nonostante la flessione registrata nell’ultimo trimestre. Un risultato che ha consentito di recuperare completamente il crollo osservato nel corso della pandemia: i volumi di produzione del 2021 risultano leggermente superiori (+0,3%) rispetto al 2019. Il recupero osservato nel 2021, oltre che da un miglioramento della domanda interna, è stato favorito da una marcata ripresa dell’export, cresciuto in media del 18,4% sul 2020.

La produzione metalmeccanica, nella parte finale dell’anno, ha però evidenziato risultati negativi: nel trimestre ottobre-dicembre, infatti, i volumi di produzione sono diminuiti dell’1,8% rispetto al periodo precedente. Il comparto Automotive ha segnato un calo di oltre 13 punti percentuali, rispetto all’analogo trimestre 2020.

Nel quarto trimestre 2021, quasi tutte le aziende hanno registrato ulteriori rincari dei prezzi delle materie prime ed è salita la percentuale di chi ha dichiarato difficoltà di approvvigionamento. Dinamiche che si stanno ripercuotendo sui prezzi alla produzione dei prodotti industriali, dato che nel 2021 l’aumento medio per il settore metalmeccanico è stato di quasi l’8%.

Le prospettive a breve - secondo quanto registrato dalla 161° Indagine Congiunturale, condotta su un campione di circa 600 imprese metalmeccaniche associate - segnalano un nuovo miglioramento dai primi mesi del 2022. Nel dettaglio: il 49% delle imprese intervistate dichiara un portafoglio ordini in miglioramento; il 40% prevede incrementi di produzione; il 31% ritiene di dover aumentare i livelli occupazionali nei prossimi sei mesi.

Prospettive che appaiono però ora profondamente incerte a causa dell’aggressione russa con conseguenze umanitarie e economiche che potrebbero modificare profondamente l’assetto economico e politico europeo.

«Stiamo vivendo una fase molto instabile e terribilmente complicata - ha dichiarato Federico Visentin, Presidente Federmeccanica –. Ogni giorno lo scenario può mutare, quanto sta accadendo in Europa a seguito dell’aggressione da parte della Russia all’Ucraina costituisce un fatto gravissimo dalle conseguenze non prevedibili. Ora ci troveremo ad affrontare l’ulteriore emergenza che gli effetti della guerra produrrà e non c’è dubbio che tutto va ricontestualizzato all’interno di uno scenario che può tradursi in una nuova, profonda crisi. A maggior ragione servono interventi straordinari, a maggior ragione serve lavorare insieme. Ci auguriamo che a partire dall’Automotive si sviluppi quella cabina di regia che insieme al Sindacato abbiamo chiesto. Ognuno può e deve dare il contributo. E’ il momento dell’unità.»

A livello locale, come evidenziano le rielaborazioni dell’Ufficio Studi di Confindustria Bergamo, il quarto trimestre del 2021 per la meccanica bergamasca si è chiuso in decelerazione produttiva rispetto ai trimestri precedenti, ma comunque in territorio positivo: il comparto meccanico/meccatronico a +11%, quello siderurgico e metallurgico a +7%, mentre la frenata è stata brusca per i mezzi di trasporto/automotive (+0,8%).

Ciò nonostante il 2021, rispetto al 2020 profondamente segnato dalla pandemia, ha evidenziato numeri record con una produzione cresciuta del 20% per quanto riguarda il comparto meccanico/meccatronico, del 7% per quello siderurgico e metallurgico e del 28% per il trasporto/automotive. Aumenti che si confermano anche nei confronti del 2019, che aveva evidenziato una produzione in crescita del 12% nel comparto meccanico/meccatronico, dell’1% nel siderurgico e metallurgico e del 21% per i mezzi di trasporto/automotive.

Per quanto riguarda il comparto siderurgico e metallurgico, nei dati dell’ultimo trimestre 2021, si evidenzia un tasso di utilizzo degli impianti (67%) decisamente sotto la media provinciale e sotto il livello di lungo periodo, a differenza degli altri comparti, che hanno evidenziato quote decisamente più consistenti (80% la meccanica/meccatronica e 84% i mezzi di trasporto/automotive).

Nell’ambito dell’indagine di Federmeccanica, il portafoglio ordini per il 50% delle imprese del campione bergamasco è in aumento e supera di 10 punti l’equivalente dato nazionale. Non emergono nel trimestre segnali preoccupanti sul tema della liquidità aziendale, mentre vengono ribadite le tematiche del rincaro dei prezzi di materie prime e semilavorati e della difficoltà di reperimento di manodopera.

Nel complesso il consuntivo 2021 e le previsioni per i primi mesi 2022 non lasciano trapelare ancora granché dei numerosi fattori di incertezza che hanno caratterizzato l’avvio dell’anno: l’intensificarsi della pandemia, che ha frenato in qualche caso l’organizzazione e il funzionamento dei reparti, l’impennata dei costi energetici, che si è aggiunta a quella dei rincari delle commodity e che, di nuovo, mette a repentaglio la redditività delle produzioni, e infine, negli ultimi giorni, le tensioni politiche e militari che attraversano l’Europa e che ancora non lasciano presagire l’intensità del loro impatto economico.

Dichiarazione di Giorgio Donadoni, presidente del Gruppo Meccatronici di Confindustria Bergamo

“Le prospettive sostanzialmente favorevoli con cui si è aperto il 2022 - nonostante la brusca frenata dell’automotive, il rialzo dei  prezzi energetici e delle materie prime e le difficoltà nel recruiting di figure tecniche specializzate - potrebbero essere completamente da riconsiderare. Viviamo un salto d’epoca, e se nella precedente c’erano scarsi mezzi e fini certi, in quella attuale disponiamo di mezzi iper potenti ma con fini incerti. Dopo due anni molto complessi dovuti alla pandemia che ha segnato tutta la società civile, questo conflitto in corso ci mette ora di fronte a una crisi senza precedenti, che potrà avere ripercussioni sociali ed economiche molto vaste. Confidiamo tutti che il nostro Paese e l’Europa sapranno rispondere in modo coeso e con misure adeguate, dal punto di vista politico, sociale, economico, umanitario, a questa nuova difficilissima sfida”.