I GIORNI DELLA METALMECCANICA

OGNI TRE MESI LA VOCE DELLE IMPRESE INCONTRA LA STAMPA NAZIONALE E DEI TERRITORI

149ª INDAGINE CONGIUNTURALE

 

Nel quarto trimestre del 2018 l’attività produttiva metalmeccanica ha registrato una

contrazione dell’1% rispetto al trimestre precedente a causa del rallentamento

dell’esportazioni e della flessione della domanda interna.

 

Il 61% delle imprese considera la riduzione delle ore di Alternanza Scuola Lavoro non efficace.

 

 

 

Si è svolta a Roma, presso l’Hotel Nazionale, la presentazione dei risultati dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica, giunta alla sua 149ª edizione. Una presentazione che, ogni tre mesi, vede protagonisti anche i territori in un evento “corale”, per far conoscere il peso, l’andamento del settore e le iniziative delle sezioni metalmeccaniche - meccatroniche, consolidando così la consapevolezza del valore prodotto dalla nostra Industria e dei valori diffusi dalle Imprese. I dati relativi all’andamento del comparto metalmeccanico, rivelano che la produzione industriale nella parte finale del 2018 ha evidenziato un significativo peggioramento dopo tre trimestri, comunque, caratterizzati da una fase di sostanziale stagnazione. In particolare nel periodo ottobre-dicembre l’attività metalmeccanica ha registrato una caduta dell’1,0% rispetto al trimestre estivo e una variazione tendenziale ridottasi al +0,8% dopo un primo semestre dell’anno che evidenziava ancora tassi di crescita oscillanti intorno ai 4,5 punti percentuali. Mediamente nel 2018 i volumi di produzione, grazie ai trascinamenti positivi acquisiti nell’ultima parte del 2017, sono risultati in crescita del 2,8%. «Il significativo peggioramento dell’Industria Metalmeccanica italiana - ha dichiarato Fabio Astori, Vice Presidente di Federmeccanica – risulta in parte imputabile a un rallentamento della dinamica esportativa ma ancor più alla contrazione della domanda interna e in particolare di quella relativa agli investimenti in macchine e attrezzature di cui le imprese metalmeccaniche sono produttori quasi esclusivi. Gli attuali volumi di produzione sono, inoltre, inferiori del 23,5% rispetto al periodo pre-recessivo. Le imprese prevedono, inoltre, per la prima parte del 2019, una stagnazione dei volumi di produzione sia nel loro complesso sia per le quote da indirizzare ai mercati esteri.»

 

Le esportazioni metalmeccaniche hanno registrato nel corso dell’anno un significativo rallentamento con tassi tendenziali di crescita ridottisi dal +6,5% del quarto trimestre del 2017 al +0,8% dell’ultimo trimestre del 2018. Mediamente nell’anno, le esportazioni metalmeccaniche sono cresciute del 2,5% rispetto all’anno precedente evidenziando una flessione dell’1,0% verso i paesi terzi e un incremento del 5,4% verso l’area comunitaria che sta però mostrando una dinamica dell’attività produttiva in contrazione che è stata particolarmente rilevante per la Germania verso cui esportiamo circa il 14% dei flussi di produzione indirizzati ai mercati esteri. Nell’anno, le esportazioni metalmeccaniche sono state pari a 222 miliardi di euro, le importazioni hanno raggiunto i 170 miliardi con un saldo attivo pari a 52 miliardi confermandosi sugli stessi livelli del 2017.

 

Per quanto attiene le prospettive a breve, l’indagine Federmeccanica condotta presso un campione d’imprese associate, indicano una sostanziale debolezza della congiuntura settoriale. Prevale una diffusa valutazione di eccedentarietà delle scorte di materie prime e di prodotti finiti rispetto ai volumi di produzione attesi. Diminuiscono le consistenze del portafoglio ordini e peggiorano nel contempo i giudizi che le imprese esprimono sugli ordini acquisti. In tema di Competenze, dalle indagini precedenti è risultato che il 48% delle aziende metalmeccaniche ha difficoltà a reperire personale specializzato. A questo si aggiunge il fatto che un’azienda su 5 si dichiara non soddisfatta delle competenze del personale assunto. Tutto ciò evidenzia ancora una volta un marcato scollamento tra le conoscenze acquisite nel percorso di istruzione e le competenze che servono alle imprese.

 

A Bergamo la produzione industriale, come evidenziato dalla recente indagine congiunturale della Camera di Commercio relativa al quarto trimestre 2018, ha fatto registrare nei comparti della metalmeccanica/meccatronica valori difformi: se da un lato siderurgia e mezzi di trasporto sono caratterizzati da una netta diminuzione (rispettivamente -14,6% e -1,7% rispetto allo stesso trimestre 2017), la meccanica registra un ottimo +4,5% rispetto allo stesso trimestre 2017.

 

Per quanto riguarda il campione delle aziende rispondenti all’indagine Federmeccanica, il gruppo delle bergamasche segnala una produzione, riferita al quarto trimestre 2018, in crescita nel 33% dei casi e in diminuzione nel 12% dei casi, mentre la maggior parte delle risposte (55% del totale) non segnala scostamenti. Nel complesso, comunque, l’andamento è leggermente migliore rispetto a quanto evidenziato tre mesi fa e superiore al dato nazionale, dove il 30% degli imprenditori segnala un aumento, il 25% un calo e il 45% una produzione senza scostamenti. Il portafoglio ordini, sempre riferito al quarto trimestre 2018, vive però un leggero ribasso: prevalgono leggermente gli imprenditori che evidenziano una diminuzione rispetto a quelli che evidenziano aumenti (22% contro 20%), mentre la maggioranza (58%) non indica scostamenti. Anche in questo caso la tendenza nazionale è simile, ma nel complesso meno positiva: il 29% delle risposte segnala un calo, il 27% un aumento e la quota di chi è stabile scende al 44%.

 

Le aspettative di produzione per il primo trimestre del 2019, sempre in riferimento al campione bergamasco dell’indagine di Federmeccanica, sono all’insegna di una sostanziale stabilità,  soprattutto nella componente della domanda dall’estero, ritenuta stagnante, in ciò confermando il dato della Camera di Commercio, dal quale emergevano valori non incoraggianti (saldo zero per siderurgia e mezzi di trasporto e saldo -6% per il comparto meccanico).

 

“Questi dati – sottolinea Giorgio Donadoni, presidente del Gruppo Meccatronici di Confindustria Bergamo – confermano che siamo in una fase di stabilità caratterizzata però  dall’approssimarsi di una congiuntura complessivamente difficile e per qualche comparto negativa. Una situazione certo più complicata di qualche tempo fa, dove a maggior ragione possono fare la differenza le innovazioni di prodotto. Sto pensando, ad esempio, allo sviluppo di sistemi che combinano elementi meccanici ed elettronici, verso i quali è possibile che alcune imprese effettuino riconversioni mirate. Inoltre sarà importante valorizzare l’innovazione di processo, stimolata dal programma Industria 4.0, che purtroppo la legge di bilancio per il 2019 non agevola pienamente, a motivo dell’eliminazione della formula del superammortamento e di altre modifiche restrittive. Queste nuove sfide rendono sempre più attuali gli investimenti nella formazione, sia per il personale già in forze, che deve essere aiutato ad acquisire nuove competenze, sia per i giovani in entrata: non dimentichiamo che anche nel nostro comparto si verificherà un’accelerazione dell’uscite, grazie ai nuovi requisiti pensionistici di “quota 100” che andrà adeguatamente compensata. Non penso solo alla formazione continua. Occorrono anche interventi organizzativi, che favoriscano un proficuo scambio tra le competenze cosiddette abilitanti dei lavoratori giovani/neoassunti e l’esperienza dei lavoratori anziani/prossimi al pensionamento. Serve un reverse mentoring ossia una formazione bilaterale reciprocamente valorizzante. Il futuro dell’industria manifatturiera incontrerà forti cambiamenti, con innovazioni che saranno non solo tecnologiche ed  economiche ma anche regolative, normative e culturali. Queste tre ultime sono innovazioni della sfera sociale, necessarie per  favorire l’evoluzione verso un’impresa olistica. Gli sforzi in questa direzione, che presuppongono anche un cambiamento culturale nella gestione del personale, includono la formazione trasversale (24h) che coinvolge tutte le maestranze come previsto dall’accordo dei metalmeccanici e un sistema di welfare pensato per il lavoratore coerente con il nostro tempo. Queste azioni determineranno un’importante evoluzione della quale beneficeranno i lavoratori e l’impresa quale soggetto unico. E’ pertanto opportuno continuare nella diffusione di queste importanti iniziative di formazione continua e di welfare aziendale che può prevedere, nella fornitura dei servizi, anche le aziende del terzo settore, per esprimere così una maggiore responsabilità sociale d’impresa. Molte aziende della nostra provincia hanno inteso abbracciare questa nuova filosofia come ad esempio, Comac, Fonderie M. Mazzucconi, Mollificio S. Ambrogio e Aesys (per la formazione continua su argomenti diversi come 231,GDPR, nutrizione, ergonomia, formazione di benvenuto e per il welfare aziendale, con ad esempio servizi di baby taxi, carnevale kid, servizi per la salute e per la terza età)”.     

 

«L’ultima legge di bilancio ha ridotto le ore di alternanza scuola lavoro portandole a 150 ore - ha commentato Fabio Astori Il 61% delle nostre imprese ritiene lo strumento non più efficace per consentire agli studenti di acquisire una formazione adeguata alle esigenze del mondo del lavoro. Per questo chiediamo la reintroduzione per gli istituti tecnici e professionali delle 400 ore di alternanza scuola lavoro e delle risorse per le Scuole. A novembre abbiamo lanciato la Petizione Più Alternanza Più Formazione che ha superato le 22 mila firme. Non si può “tagliare e togliere”. Per comprendere le nuove tecnologie non bastano poche visite aziendali, è necessaria una vicinanza continua tra studenti e aziende. Anche le cosiddette soft skills non possono essere acquisite in poco tempo, richiedono ancora più esperienze in azienda.»

 

Nel 2017 il 73,7% delle imprese metalmeccaniche ha fatto formazione, coinvolgendo il 53,6 % dei dipendenti del Settore come risulta dall’indagine annuale della Federazione. “Un risultato positivo sottolinea Stefano Franchi, Direttore Generale - considerando che è stato raggiunto nel primo anno di applicazione del contratto e il coinvolgimento di tutti doveva realizzarsi nei tre anni di vigenza. Dobbiamo certamente impegnarci sempre di più ma è stato un buon inizio tenuto conto dei grandi sforzi anche organizzativi che l’attuazione della formazione richiede alle aziende. Ora verificheremo gli esiti nel 2018 e monitoreremo anche l’evoluzione nel 2019”.

 

Il 26% delle Aziende ha erogato formazione “tecnica di base tradizionale” e il 20,2% quella tecnologica avanzata/digitale «E’ evidente - conclude Astori - come la formazione sia diventata uno strumento di gestione molto collegato alle esigenze attuali delle imprese ma anche alla grande trasformazione in atto. Anche l’attenzione ai temi della sicurezza, con interventi formativi ulteriori rispetto a quelli previsti dalla legge (realizzati dal 17,5% delle Imprese), è sintomo di una grande sensibilità nel nostro settore per un tema centrale che ha che fare con la salute delle persone e che deve essere ulteriormente promosso e diffuso».