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14

mar

2024

News - IMPRENDITORE - MANAGER - OPERATORE

I GIORNI DELLA METALMECCANICA - 169ª INDAGINE CONGIUNTURALE DI FEDERMECCANICA. NEL QUARTO TRIMESTRE NELLA NOSTRA PROVINCIA RISULTATI POSITIVI PER MECCATRONICA E MACCHINARI, IN CALO PER IL COMPARTO METALLURGICO/SIDERURGICO

CREDITO, FINANZA E CONFIDI, DIREZIONE, EVENTI, CONVEGNI E SEMINARI, LAVORO E PREVIDENZA



Sono stati diffusi i risultati della 169ª edizione dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica – Meccatronica italiana riferiti al quarto e ultimo trimestre 2023. 
La produzione nel periodo considerato è sostanzialmente stagnante rispetto al trimestre estivo, segnando un modesto +0,6%, e ha evidenziato una diminuzione dell’1,0% rispetto ai dodici mesi precedenti. Le dinamiche produttive sono state disomogenee nei diversi comparti, con sensibili cali sulle attività della metallurgia, la leggera flessione delle macchine e apparecchi meccanici e il sensibile aumento di autoveicoli e altri mezzi di trasporto. 

Anche i risultati della produzione metalmeccanica bergamasca nel quarto trimestre sono differenziati in base ai comparti: sono positivi nel caso della meccatronica e dei macchinari (+0,1%) e soprattutto dei mezzi di trasporto (+4,1%), entrambi in rimbalzo dopo il risultato negativo del terzo trimestre.

Si tratta di un esito in qualche modo sopra le aspettative, perché non solo evidenzia una crescita tendenziale rispetto a un periodo già favorevole come quello verificatosi alla fine del 2022, ma scongiura anche l’ipotesi del rallentamento – o addirittura della recessione – che si paventava per l’ultima parte del 2023. Il risultato dell’ultimo trimestre concorre a definire un consuntivo annuo da considerarsi incoraggiante, visti gli scenari di complessità e incertezza straordinarie: rispetto al 2022 la meccanica è infatti cresciuta mediamente dell’1,1% e il comparto dei mezzi di trasporto del 1,7%.

Decisamente negativo, invece, il dato del comparto metallurgico/siderurgico (-8,0% la variazione tendenziale), che prosegue così l’andamento al ribasso che ha caratterizzato tutto il 2023 (-8,1%  la variazione media annua rispetto al 2022). Si tratta di una tendenza che sconta una dinamica di assestamento dopo due anni di crescita vivace e straordinaria, che comunque mantiene il comparto al disopra della situazione pre-covid.

In ogni caso, la lettura congiunturale sui livelli di produzione dichiarati dalle aziende va completata ponendo attenzione alla dinamica di fatturato (ad esempio l’export, che è positivo nel 2023) e margini. Da quest’ultimo punto di vista va rilevato che il comparto metallurgico/siderurgico, al di là del suo profilo energivoro, è quello che tuttora subisce la maggiore persistenza di costi elevati nell’approvvigionamento delle commodities.

L’indagine trimestrale di Federmeccanica, nel caso delle imprese bergamasche, conferma il giudizio di cautela sulla fase congiunturale: per il 32% delle aziende l’attività è cresciuta, per il 38% è rimasta stabile e per il 30% si è presentata una diminuzione. Il saldo delle risposte sui consuntivi di produzione è dunque leggermente positivo (+2), e trova conferma nella dinamica di un tasso di utilizzo degli impianti in risalita e di un magazzino in decumulo, tuttavia, a prevalere è un sentiment negativo nella valutazione del ciclo (-8) e del portafoglio ordini (-10).

«Il contesto d’inizio 2024 resta comunque difficile - spiega Agostino Piccinali, Presidente del Gruppo Meccatronici di Confindustria Bergamo - non solo per gli andamenti differenziati tra i vari comparti, ma anche per il tono generale della congiuntura, perlopiù in fase di stagnazione, alla quale si aggiungono due aggravanti: da un lato il ciclo negativo dell’industria tedesca, che condiziona molto la metalmeccanica orobica; dall’altro la scarsa propensione agli investimenti, collegata a sua volta alla prolungata incertezza dei contesti internazionali, al ritardo nella definizione di criteri semplici e chiari sulle nuove agevolazioni 5.0 e soprattutto all’indecisione sulla riduzione del costo del denaro. Il rischio è che la nostra industria possa perdere la propria competitività sui mercati».