Fisco e Diritto d'Impresa

02

set

2022

News - IMPRENDITORE - MANAGER - OPERATORE

GREEN TRANSITION FUND: 250 MILIONI PER LE STARTUP GREEN

AMBIENTE, CERTIFICAZIONI E CONFORMITA, CREDITO, FINANZA E CONFIDI, DIREZIONE, ENERGIA, FISCO E DIRITTO D'IMPRESA, INNOVAZIONE TECNOLOGICA E ORGANIZZATIVA, PNRR

Il nuovo appuntamento di Confindustria Bergamo con le opportunità del PNRR è dedicato alla green economy e alle startup innovative. Benché in Italia non manchino talenti e idee all’avanguardia, la capacità italiana di trasferire i risultati dalle attività di ricerca al mercato lascia ancora a desiderare. Una situazione che, nell’attuale contesto economico, rischia non solo di far rallentare la crescita del sistema Paese, ma anche di mettere in crisi la sua capacità di competere sul mercato, soprattutto in settori chiave come la green economy.

Purtroppo, l’innovazione energetica non è esattamente l’asso nella manica delle nostre startup. Come rileva il rapporto annuale dell’Istituto per la Competitività (I-Com) dedicato all’innovazione nel settore energy, le startup italiane attive in quest’ambito sono appena 2.128 (su un totale di 14mila startup registrate). Di queste la quasi totalità si occupa di R&S (1.985 imprese, il 93% del totale) e le restanti si dividono tra fabbricazione di macchinari, apparecchiature NCA, autoveicoli e rimorchi. Anche guardando i dati sui brevetti la situazione non migliora: nel 2020 l’Italia ha registrato 739 brevetti legati all’innovazione energetica, vale a dire lo 0,7% del totale nelle tecnologie energetiche a livello mondiale.

Una situazione che si riflette anche sui dati sugli investimenti nelle startup che si occupano di transizione energetica: secondo un’analisi dell’Osservatorio Climate Finance della School of Management del Politecnico di Milano, dal 2015 al 2020 sono state appena 13 le startup green che hanno ricevuto finanziamenti da venture capitalist italiani. Numeri esigui dettati non da un cattivo stato di salute del venture capital, che anzi va maturando di anno in anno. Il punto è che gli investitori preferiscono concentrare risorse ed energie più sulle innovazioni digital o su settori come il biotech che sulle startup che si occupano di clima, rinnovabili e, più in generale, di green economy.

In questo contesto si inserisce una misura del Piano nazionale di ripresa e resilienza che ha l’obiettivo ambizioso di accelerare lo sviluppo di startup e imprese innovative nei settori della green economy.

 

Il Green Transition Fund, supporto a start-up della transizione ecologica

 

Per sostenere le startup innovative attive nell’innovazione green il PNRR mette in campo un nuovo fondo, il Green Transition Fund (GTF). Siamo nell’ambito dell’Investimento 5.4 del Recovery, dedicato al “Supporto a startup e venture capital attivi nella transizione ecologica”. E’ qui che si iscrive il Green Transition Fund, cui spetta un compito preciso: attivare almeno 250 milioni di euro di investimenti privati nelle tecnologie verdi entro il 30 giugno 2026. Come per altre misure PNRR, almeno il 40% dei fondi è riservata al finanziamento di operazioni da realizzare nel Mezzogiorno. Il focus, più nel dettaglio, sarà rivolto agli investimenti volti a favorire la transizione ecologica con riferimento alle filiere dell’utilizzo di fonti di energia rinnovabile, dell’economia circolare, della mobilità sostenibile, dell’efficienza energetica, della gestione dei rifiuti e dello stoccaggio di energia o di altri ambiti della transizione green.

Entrando più nel concreto, i 250 milioni messi a disposizione dal PNRR e gestiti da CDP Venture Capital SGR saranno utilizzati per investire, direttamente e/o indirettamente, a favore di startup con elevato potenziale di sviluppo e in piccole e medie imprese che realizzano progetti innovativi e scalabili. Startup e PMI, ovviamente, dovranno essere green, quindi dovranno essere attive nelle filiere della transizione ecologica. Allo stesso tempo, il Green Transition Fund avrà il compito di favorire il co-investimento con fondi istituiti e gestiti da CDP Venture Capital SGR o che abbiano un’esperienza significativa e abbiano ottenuto risultati positivi in operazioni analoghe.

Sono ammissibili all’investimento da parte del Green Transition Fund gli interventi che, tra gli altri, rispettino alcuni requisiti: - il periodo di investimento non può superare i 5 anni, seguiti da altri 5 anni di gestione del portafoglio; - l’importo, in caso di investimenti diretti, dev’essere compreso tra 1 e 15 milioni di euro; se invece si tratta di un investimento indiretto si va dai 5 ai 20 milioni.

Inoltre, come per altre misure PNRR, anche gli investimenti ammissibili al Green Transition Fund devono rispettare due principi green di base: il primo è il cosiddetto tagging ambientale, che certifica che l’investimento è in grado di contribuire alla transizione verde. Per verificare che il tagging ambientale sia rispettato, CDP Venture Capital SGR acquisirà, in fase di valutazione dell’intervento, una relazione ad hoc rilasciata da un esperto ambientale. Il secondo è noto come DNSH - do no significant harm - il principio in base al quale nessuna misura finanziata dal PNRR deve arrecare danno all’ambiente. Anche in questo caso entreranno in gioco degli esperti per verificare la sostenibilità dell’investimento, la conformità dei progetti alla legislazione ambientale e per certificare che il contributo climatico rappresenti il 100% del costo totale.

Il Green Transition Fund non ha ancora iniziato ad investire in startup e PMI innovative. Dopo l’emanazione del decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 3 marzo, che detta le regole di ingaggio, il 27 giugno è arrivata la firma dell’accordo finanziario tra MISE e CDP Venture Capital SGR (disponibile in allegato), che disciplina i rapporti tra il ministero e il soggetto gestore nella gestione del Green Transition Fund. Per entrare nel vivo manca solo l’approvazione del regolamento di gestione del fondo. A quel punto, il MISE procederà alla sottoscrizione delle quote del Green Transition Fund

Per maggiori informazioni visita il link di seguito: